Glossario

Un approfondimento sulle discipline orientali .

A
Prima lettera della sacra sillaba om (Aum); rappresenta la totalità dell’esistenza nel suo stato di manifestazione grossolano.

Abhyasa (m)
Pratica, azione, tecnica; la ripetizione costante di uno sforzo; pratica di un metodo o di una particolare disciplina; la ripetizione vibrante che conduce alla penetrazione coscienziale.

Acarya (m)
Istruttore spirituale; colui che ha compreso l’insegnamento e lo vive; Maestro brahmanico, guru.

Aditi (n)
L’Infinito; la Sconfinata, generatrice delle sette principali Divinità vediche: Veruna, Mitra, Aryaman, Bhaga, Daksa, Amsa, Surya.

Advaita
Non Dualità; Unità assoluta; Insegnamento che tutto è manifestazione della Coscienza.

Agama (m)
“Ciò che è stato tramandato”, “tradizione”. In particolare indica i testi sacri, Sivagama, dello Shivaismo.

Agni (m)
Il fuoco, il Fuoco sacrificale; la Divinità vedica del Fuoco; il Fuoco sacro evocato tramite l’ascesi (tapas) e la disciplina (sadhana).

Ahamkara
L'ego o il senso dell’io.

Ahimsa (f)
Non violenza: una delle virtù essenziali per accedere alla conoscenza (jnana); comportamento di colui che avendo realizzato l’unità della Vita si astiene spontaneamente da ogni atto o pensiero suscettibili di nuocere a un essere vivente; una delle “proibizioni” (yama) del Rajayoga di Patanjali e precetto fondamentale del Buddismo e Jainismo.

Ajapa (pp)
Il pranava (la sacra sillaba Om) interiore, avvertibile per mezzo del japa (la ripetizione di un mantra); il suono interiore dell’Om, il suono primordiale, la vibrazione vitale che permea l’universo, che si fa evidente con la pratica spirituale.

Ajna (a)
Ignorante, privo di conoscenza.

Ajnacakra (n)
Uno dei sette cakra (lett. "cerchio") o centri sottili esprimenti determinati stati della coscienza, e precisamente quello che è rappresentato al centro tra le sopracciglia e ha Om come bijamantra. E’ il centro della percezione divina o visione spirituale. Lo stato di coscienza del jiva che può determinarsi nel mondo della maya (secondo il metodo di interpretazione nirukta: a+ajna) oppure risolversi nella pura Realtà-atman con la realizzazione della Conoscenza (nirukta: a+jna). Rappresenta così la duplice possibilità (loto con due petali) della coscienza del jiva, cioè la determinazione individuale e la dispersione molteplice (gli altri cakra) oppure la dilatazione nell’universale.

Akara (a)
Colui che assume la forma di qualcosa, ciò che si identifica fino a fondersi con qualcosa. Si riferisce generalmente all’intelletto il quale assume la forma dell’oggetto e anche del soggetto della conoscenza.

Akasa (m, n)
Lo "spazio", l’etere universale che pervade l’intero universo; la possibilità di espressione esistenziale; il luminoso; il primo dei cinque elementi (bhuta), la sua caratteristica è sabda (suono).

Aksara (a)
Indissolubile, indistruttibile, imperituro. Questa parola designa la sillaba sacra Om.

Amrita (n)
L’immortalità, il mondo immortale dell’Essere; l’ambrosia degli Dei; il nettare della Conoscenza capace di concedere l’immortalità a colui che se ne nutre.

Anahatacakra (n)
Uno dei sette cakra, quello simbolicamente situato nella regione del cuore. E’ la sede del jivatman nel suo corpo sottile. Costituisce il "centro di simmetria" dei cakra legati al jiva nella sua espressione individuata ed è il "luogo" donde emana la consapevolezza di essere. Anche hrdayacakra.

Ananda (m)
Beatitudine assoluta, pura felicità, gioia senza oggetti; condizione inerente all’essere consapevole della pienezza del proprio Essere. Spesso usato nei nomi monastici.

Anandamaya (a)
Costituito o fatto (maya) di beatitudine (ananda).

Annamaya (a)
Costituito o fatto (maya) di cibo (anna).

Antahkarana (n)
L’organo interno, la “mente” nella sua totale estensione e nelle sue diverse modificazioni (vrtti) o funzioni e cioè: buddhi (intelletto, percezione intuitiva o discernimento immediato), ahamkara (senso dell’io), citta (memoria proiettiva, deposito delle tendenze o predisposizioni subconscie), manas (mente empirica selettiva).

Apana (m)
Uno dei cinque soffi vitali (prana). E’ il soffio discendente che sovrintende la parte che va dal plesso solare ai piedi; presiede alle funzioni escretive e al parto.

Aparigraha (m)
Non possessività, una delle “proibizioni” (yama) dello Yogasutra di Patanjali.

Ara (m)
Raggio di una ruota; le linee di forza che partono dal Principio.

Arjuna (a)
Bianco, puro, immacolato.

Arjuna (m)
Nome del protagonista del dialogo realizzativi esposto nella Bagavadgita e nelle altre Gita e che, simboleggiante il jiva, dialoga con Krsna il quale rappresenta il Sé. Simboleggia anche l’intelletto nella sua funzione di “discepolo” alla Conoscenza-vidya.

Aruna (m)
Il colore rosso; l’aurora; la Divinità del mattino.

Arunacala (m)
La montagna rossa, nome di una sacra montagna associata a Shiva.

Asana (n)
Posizione, positura dell’Hathayoga; terzo passo o mezzo (anga) del Rajayoga di Patanjali. L’asana, di là dall’atteggiamento esteriore e corporeo, sottintende uno stato mentale caratterizzato da equilibrio, stabilità, attenzione: perciò più sottile che fisico. Asato ma sad gamaya, tamaso ma jyotir gamaya, mrtyor mamrtam gamaya “Dall’irreale conducimi al Reale; dalle tenebre conducimi alla Luce; dalla morte conducimi all’Immortalità” (Brhadaranyaka Upanisad: I, III, 27).

Asram (n), anche Ashram
Luogo adatto al ritiro e alla meditazione dove, sotto la direzione di un Istruttore , o guru, i discepoli si riuniscono per vivere una disciplina spirituale.

Asrama (m)
Eremo; stadio di vita; i quattro stadi di vita della società tradizionale indù: celibato e studio (brahmacarya), responsabilità familiare e sociale (grhastya), anacoresi (vanaprasthya), rinuncia totale (samnyasa); gli stati di coscienza che determinano le corrispondenti condizioni di esistenza; uno dei dieci ordini monastici (dasanamin) fondati da Sankara.

Astanga (a)
Ottuplice, avente otto parti.

Astangayoga (m)
Gli otto mezzi (anga) o passi dello Yoga.

Asteya (n)
Non appropriazione, una delle proibizioni (yama) nel Rajayoga di Patanjali.

Asura (m)
Geni di ordine inferiore, spiriti delle tenebre assimilabili alla disarmonia; demoni. Si oppongono ai deva, spiriti della luce.

Atman (m)
Il Sé, lo Spirito, la pura Coscienza. L’atman è l’Assoluto in noi, completamente fuori del tempo-spazio-causa e, in quanto tale, è identico al Brahman, Assoluto in sé. Con la sua sola presenza l’atman dà vita a tutto e tutto si riassorbe nell’atman.

Aum (m)
La sacra sillaba Om (omkara) scomposta nei suoi elementi costitutivi: a, u, m; la base di tutti i suoni; la parola universale simbolo di Dio. L'Aum dei Veda divenne l’Hum dei tibetani, l’Amin dei musulmani e l’Amen per gli egizi, i greci, i romani, gli ebrei e i cristiani.

Avastatraya (n)
I tre stati: veglia-grossolano (Virat), sogno-sottile (Hiranyagarbha), sonno profondo-causale (Isvara) sui quali il Vedanta conduce la sua investigazione –discriminazione (viveka) seguita dal distacco (vairagya) o trascendenza onde pervenire allo svelamento della Realtà ultima o Quarto (Turya).

Avatara (n)
La "discesa" del Divino in forma umana, incarnazione di un Principio per ristabilire il Dharma.

Avidya (f)
Non conoscenza, ignoranza metafisica; ignoranza che verte sulla Realtà o noumeno, ovvero sulla natura dell’Essere. E’ l’aspetto individualizzato dell’Ignoranza cosmica universale o maya. E’ l’avidya che genera l’illusione dell’esistenza separata: essa non è dunque opposta bensì sovrapposta alla vidya o conoscenza della Realtà.

Ayur Veda
Scienza medica; è una scienza tradizionale che nella cura delle malattie agli inizi si basava essenzialmente sull’impiego di elementi naturali: acqua, erbe e minerali. L’origine dell’Ayur Veda va ricercata nell’Atharva veda riconosciuto come la base della medicina indù.